Questo è un post off topic. L’avete già capito.
Gli antichi greci dicevano che dalla sofferenza deriva l’apprendimento, che soffrire insegna, matura, fa crescere, rafforza lo spirito. In molti popoli, culture e civiltà ma anche in molti sport, o discipline, questo è un tema ricorrente, quasi ossessivo: l’uomo deve passare attraverso il dolore e la sofferenza per arrivare alla conoscenza; è uno dei grandi temi della tragedia greca.
Ma cosa si impara dal dolore che proviamo quando i tuoi cari, coloro che ti sono vicini, soffrono? Cosa si impara da quella forma di dolore che corrisponde alla tua impotenza di agire, di muoversi, di cambiare il corso del destino? Cosa ti insegna il dolore per interposta persona che diventa peggiore di quello che si abbatte direttamente su di te?
Non so, non l’ho mai saputo, non lo saprò mai.
Ora ho bisogno di metabolizzare, di assorbirlo lentamente, di mitridatizzarlo, di cercare di intravedere un disegno, o forse un percorso di apprendimento.
Ora ho bisogno di riflettere, di guardarmi dentro, di capire. In attesa che questa sofferenza si trasformi in apprendimento, perché alla fine, come dicevano gli antichi greci e mi ripeteva Serena, dopo il pathos viene il mathos.
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