– un certo livello di conoscenza e familiarità con i social Media e le piattaforme 2.0: perlomeno aver provato ad avviare un blog personale, essere presente con un profilo non dico professionale ma nemmeno stra-basic sui social network principali (Facebook, Linkedin), oltre che Twitter, etc.
– un certa competenza sul dominio di conoscenza della materia oggetto della community (se si parla di cani o gatti non è detto che debba essere un veterinario, ma saper distinguere tra un bassethound ed un san Bernardo aiuta e può servire per categorizzare meglio i contributi dei membri..)
– una certa attitudine ed interesse verso il prossimo, doti relazionali ed intepersonali, miste a capacità organizzative ed ammnistrative: una sorta di fusione tra un Pr di una discoteca, un vigile in mezzo al traffico, ed un amministratore (onesto di condominio)
Cosa può tenere uniti questi tre ingredienti per far in modo di riuscire a plasmare un bravo Community Manager?
Io penso l’entusiamo, la passione, la voglia di partecipare a creare qualcosa di superficialmente invisbile in realtà profondamente tangibile: sono i fili che legano le persone che intessono conversazioni, rafforzano relazioni, costruiscono amicizie..
A questo proposito trovate qualche minuto di registrazione durante un incontro in azienda di qualche giorno fa.
Interessanti riflessioni…
Talvolta (in ottica personal branding) mi capita di dover avviare delle persone nella gestione di una comunity online.
Nella mia esperienza hanno successo quelli con spiccate doti di networker (come dici tu “relazionali ed intepersonali”)…
Penso sia questa la qualità vincente
Grazie Luigi; a presto; perché non ti iscrivi al mio gruppo su Linkedin: http://www.linkedin.com/groups?gid=1050637&trk=hb_side_g