Stavo leggendo la tesi sul Digital Fashion.. spiega bene concetti come lusso, inacessibilità, esclusività etc. Interessante il concetto di lusso accessibile, non per tutti ma per alcuni.
C’è lusso e lusso, si potrebbe dire. Nella storia di Burberry, il case study affrontato nella tesi, ad un certo punto il management si accorge che avevano perso la loro essenza, le proprie radici, la propria identità, alla ricerca estrema di differenziare, di creare nuove linee di prodotto si erano allontanati dal prodotto che aveva reso famoso Burberry, il tradizionale trench. E’ una bella storia, tutto è partito da una donna, Angela Ahrendtz, la nuova Ceo, alcuni anni fa, credo nel 2006.
In questo riposizionamento del Brand, Burberry ha capito che nonostante fosse un’azienda del settore lusso, dovesse essere maggiormente accessibile ai propri clienti, fan, appassionati, brand lovers & adovocate.
Sembra quasi un controsenso, permettere un dialogo stretto intimo, per un’azienda di lusso che sembra a prima vista ancorata a quel concetto di inaccessibilità, di superiorità, di esclusività.
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Mi sono quindi questo: quanto e come la tua azienda è accessibile? Non solo ai tuoi clienti ma anche internamente? Quanto è stata sviluppata la collaborazione sociale interna, a favore dei dipendenti?
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Ecco un video bellissimo di Burberry, che spiega cos’è lo storytelling.
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