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Come trasformare i dipendenti in brand Ambassador

4 marzo 2016 - Leonardo Bellini 1 commento Archiviato in: Digital Marketing

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Premessa

Sto preparando un Workshop che terrà il 14 marzo presso Osservatori.net sulla social media advocacy. Sto cercando di mettere a fuoco alcuni concetti e punti chiave e mi alleno a farlo scrivendo qualche post sull’argomento. Un po’ come fare una seduta in palestra o una sessione di interval training.

C’era un volta il Brand Ambassador…

E nel mondo Business to consumer non è difficile incontrarlo; basta accendere la TV e sintonizzarsi su un canale mainstream per vedere Il calciatore che si liscia i capelli modellati dal Gel, o l’attrice che fa roteare ciocche di capelli di un rosso scintillante o di seduenti Dottoresse  in camice bianco che sfoderano denti bianchissime e risultati di ricerche e Survey che appaiono in basso in Font 9.

La domanda è: ha senso un testimonial per un brand Business to Business? E se sì, chi dovrebbe essere? Una celebrity o piuttosto l’Amministratore Delegato, il Fondatore (Larry Ellison ed Elon Musk) oppure un dipendente?

Poi Arrivano i Social Media…

Negli ultimi anni l’esplosione dei social media ha portato alla ribalta la figura del dipendente, potremmo definirlo il dipendente della stanza accanto. Quello che deve chiedere sempre, via email, e a cui non sempre viene dato quanto richiesto. Un dipendente ha in media costruito un network professionale di contatti e relazioni (via email, Social ) che in media include qualche centinaio di collegamenti.
Con alcuni di questi i dipendenti hanno stretto un legame basato sulla fiducia, la reputazione e la considerazione reciproca. Alcuni di questi impiegati hanno costruito un rapporto di fiducia che a volte apre le porte alla Influence, ossia la capacità di convincere, orientare, influenzare una decisione di business.

Relazione vuol dire Fiducia

Le relazioni che alcuni dei tuoi dipendenti hanno stretto all’interno del loro network, che può includere anche prospect e clienti,  sono più forti di qualunque altrea forma di legame e affinità tra il brand e un potenziale cliente.  Ecco perché è importante avviare all’interno dell’azienda un programma, un’iniziativa volta a identificare e far leva sugli ambassador dipendenti, interni all’azienda.

Chi può essere un Brand Ambassador?

Secondo Cameron Brain, CEO di EveryoneSocial, una società specializzata in soluzioni di employee advocacy, dipende dal tipo e  natura degli  obiettivi che l’azienda si dà; in linea di principio moltissime persone all’interno dell’azienda hanno le potenziale per diventare un buon Brand ambassador. In generale potrebbe essere una persona delle Risorse Umane, del marketing o delle vendite, ma anche del Reparto Ingegneria o Acquisti. Vediamo alcuni possibili effetti e risultati positivi che di dovremmo aspettare da un programma di employee advocay, in base alla funzione aziendale che investe:

  • Vendite: riduzione del civlo di vita e nuove opportunità di business
  • Risorse Umane: recruiting e retention grazie al ruolo di Ambassador
  • Marketing: lead generation e brand awareness
  • Ingegneria: co-creazione o sviluppo nuovi prodotto

In generale le persone tipicamente più propense a condividere e scambiare pareri con persone all’esterno dell’azienda appartengono al Marketing, alle Vendite o alla comunicazione:

Definire Un piano per la employee advocacy

Come per qulunque altra attività hai bisogno di un piano, di definire un processo, di allocare risorse, di selezionare strumenti e tecnologia. Puoi pensare di raggiungere come obiettivo uno stato in cui tutti i dipendenti della tua organizazione stanno partecipando attivamente alle conversazioni. Secondo Cameron Brian, conviene partire in piccolo, magari con un progetto Pilota e poi ampliare e iterare una volta portati a casa i primi risultati.

Start small, learn, iterate, show success, grow, and repeat.

Tipicamente i progetti di employee advocacy di successo crescono bottom-up. All’inizio focalizzati sull’attrarre impiegati motivati, che già usano e apprezzano i social media  con una certa padronanza  e che desiderano partecipare.Avranno bisogno di un training ridotto e sapranno subito apprezzarne i benefici.

Conclusioni

  • I social media hanno modificato il ruolo e la figura dei Brand Ambassador
  • Non solo i vostri clienti più entusiasti ma anche i vostri dipendenti potrebbero essere o diventare dei Brand Ambassador
  • Per avviare un programma di Employee advocacy conviene partire in piccolo, apprendere dalle prime esperienze, iterare, mostrare i primi risultati e poi replicare più in grande

Dedicherò al tema alcuni dei miei prossimi post. Per chi è interessato può seguirmi al Workshop Premium  sulla social media advocacy che terrò il prossimo 14 marzo presso Osservatori.net

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3 passi per favorire la social employee advocacy

Archiviato in: Digital Marketing Etichettato con:brand ambassador, employee advocacy

Riguardo a Leonardo Bellini

Leonardo Bellini, fiorentino di nascita e milanese d'adozione. Condivide su questo Blog contenuti, spunti e riflessioni sul marketing digitale. Tra i suoi progetti: Social Minds, co-fondatore del Social case history Forum, Autore di "Fare business con il Web" - Lupetti Editore.

Commenti

  1. Sonia dice

    10 marzo 2016 a 10:50

    Tema davvero interessantissimo e, a mio avviso, ancora poco considerato in Italia.
    Ho letto il programma del workshop, e mi piacerebbe davvero partecipare: peccato per il costo 🙁 non affrontabile in questo momento.

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