Il tema come sapete è assolutamente interessante; la domanda cruciale riguarda come spingere e spiegare alle aziende ad investire – al meglio – in innovazione? Come utilizzare questa leva – sia tech che social – per costruire un nuovo modello d’impresa, un impresa per l’appunto “Social” o, per citare A. McAfee, una impresa 2.0. Enterprise 2.0 non è solo il nome di uno degli Osservatori del Politecnico di Milano ma anche il nome di una nuova Community (http://www.enterprise20.it/) – ancora ad accesso riservato ma a brevissimo aperta a tutti – che tale Osservatorio ha attivato per discutere di questi temi e condividerli con la comunità di interesse che ruota attorno a questi argomenti.
“Perché è interessante considerare la dimensione della mobilità? “Afferma Mariano Corso, Proff. del Politecnico nell ‘area organizzazione (è stato anche mio Proff. al EMBA che ho frequentato al MIP qualche anno fa).
Perchè circa il 66% dei lavoratori di un’impresa lavora in maniera “dispersa” (venditori, tecnici, riparatori, etc.) ed poter utilizzare dispositivi per essere comunque connessi e produttivi diventa cruciale. Ma prima di procedere o scegliere una piattaforma o soluzione tecnologica bisogna comprendere i bisogni, il contesto e lo scenario in cui il “mobile worker”. Corso identifica 4 dimensioni principali in termini di bisogni, il cosidetto “virtual Workspace”, all’interno del quale opera il lavoratore “in mobilità”.
– bisogno di accesso ai servizi aziendali (29%)
– bisogno di comunicazione e socializzazione (41%)
– bisongo di condivisione della conoscenza e di collaborazione (30%)
– bisogno di operatività (36%)
I benefici legati all’adozione di un approccio in mobilità non sono quelli tangibili (maggiore produttività, flessibilità, e servizi al cliente finale) ma dovrebbero garantire al lavoratore in mobilità una maggiore livello di soddisfazione e motivazione.
Il concetto di enterprise 2.0 è ancora un passo avanti trispetto al virtual Workspace, puntualizza Corso, molte persone trascendono i confini dell’organizzazione e sono abituati ad interagire ed agire fuori queste mura..da spazio di lavoro dell’azienda a spazio di lavoro aperto.
Per me l’incontro è stata l’occasione di rivedere amici come Andrea Pesoli ed Andrea Battaglia, dell’Osservatorio Enterprise 2.0, e Luigi Grimaldi di YooPlus con cui stiamo avviando una bella collaborazione :-).
Ciao Leo e grazie della puntualissima sintesi dell’evento. È stato un piacere rivederti dopo un po’ di tempo!
In bocca al lupo per i tuoi progetti sul crowdsourcing!
Andrea
Ps: abbiamo postato proprio ieri sul blog la nostra visione di global mobility 😉
Conobbi anche io Mariano, quando lavoravo come Consulente CRM al MIP 🙂
Per quanto riguarda la capacità o volontà delle aziende di spendere in Innovazione, come consulente d’organizzazione da quasi venti anni posso testimoniare che ne ho vista ben poca. Se la colpa a volte è nella scarsa lungimiranza, però, va anche detto che esiste una certa scuola che insegna ai manager a non investire in tal senso. C’è ancora chi crede al fatto che la cosa più importante sia agire a basso rischio, sia d’impresa, sia personale.
Il che in certi contesti ed in generale può essere giusto e doveroso. Però un minimo di apertura all’innovazione andrebbe sempre tenuta.
Per quanto mi riguarda, mi sono sempre sforzato di lasciare uno spiraglio in tal senso ed in alcuni progetti lo spiraglio era un varco enorme. Qualche volta è andata bene, qualche volta è stato un successo, qualche volta ho raccolto un coccio o due.
Ciaooooo