Domanda: Luigi, la tesi di fondo del libro è quello del potere delle masse, di come la collettività possa generare conoscenza e valore in modo assolutamente incredibile, e molto spesso, imprevedibile. Come si applica questo approccio partecipativo alla realtà di lavoro in azienda? E come avete deciso di renderlo “attuabile” con la vostra piattaforma per il community management in azienda?
Risposta: Nelle società occidentali, in una economia globalizzata come quella che conosciamo, la competitività non può seguire le stesse regole che conoscevamo negli ultimi decenni del secolo scorso. Prodotti e servizi sono sempre più simili, per qualità e modalità di accesso al mercato, qui da noi come in Cina, in India, nei paesi dell’Est europeo. Materie prime, macchinari e modalità di lavoro sono sempre più simili. Ecco perché non è più possibile affidarsi alla logica di “processo”. La competitività vera è sempre più evidentemente affidata a differenziali non materiali ed in quanto tali non gestibili con un approccio gestionale.
Competenza, cultura di base, creatività, velocità di reazione di fronte ai cambiamenti ed alle occasioni, flessibilità: sono questi i nuovi elementi determinanti per qualsiasi sfida. Tutte qualità intrinsecamente legate alle persone. Ma visto che il Rinascimento italiano è finito da un pezzo inutile cercare una singola identità o idea geniale.
E’ l’intelligenza collettiva, quella che si trova in ogni organizzazione, l’elemento essenziale su cui puntare. E’ incredibile quante energie creative contenga una qualsiasi organizzazione e quanto siano compresse ed inutilizzate dall’approccio gerarchico e dirigistico che in Italia è ancora molto presente. Occorre rompere questo schema, occorre contare sulla capacità delle persone.
Quello che è avvenuto in internet con l’esplosione dei social network non ha bisogno di esempi. Contemporaneamente occorre capire che esistono profonde differenze fra una “comunità di interessi” ed un gruppo di persone che lavorano in una azienda. Se non lo si fa, se si trasporta a livello Enterprise gli stessi meccanismi di relazione di Youtube o di Flikr, di Facebook o di Twitter, se ci si limita a creare un blog aziendale o una wiki pretendendo che diventi di per se stessa la base del knowledge aziendale si ripercorrono i passi inutili dei primi siti vetrina.
E questo perché una “community” di interessi è finalizzata a se stessa, esistenza e scopo si equivalgono, mentre in una realtà economica, come è sempre un’azienda o un ente, il fare comunità è finalizzato al raggiungimento di obiettivi esterni, si chiamino essi fatturato, efficienza, riduzione dei tempi, qualità, capacità di fare team.
Tratto da “Noi è meglio ” – ETAS Editore
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