C’è ancora molta strada da fare.. questo in sintesi il mio pensiero in merito alla relazione, non sempre fwconda e amorevole tra agenzie di comunicazione ed il mondo dei Social media; traggo questa conclusione dopo una piacevolissima giornata trascorsa con alcune delle più importanti agenzie di comunicazione milanesi (molte delle quali in realtà sono agenzie internazionali, che hanno una sede anche a Milano). Abbiamo parlato di Social Content Strategy, ma per me il momento più interessante è stato alla fine quando ci siamo confrontati su prospettive e scenari futuri:
– A che punto è in Italia la consapevolezza e l’interesse concreto da parte dei Dir. Marketing e Comunicazione verso i Social Media? Ancora molto bassa, forse anche per colpa delle Agenzie di Comunicazione, coloro che stanno a fianco delle aziende, e suggeriscono le strategie e che non riescono a spingere
– Cosa stanno cercando in particolare le aziende? Un interlocutore con un livello di specializzazione elevato da parte delle agenzie (es. viral, Facebook, SEO..) oppure un Full Service Provider, un’agenzia in grado da fare da Consulente e Advisor, selezionando i vari partner tecnici e specialistici? Sembra che le aziende preferiscano avere un unico interlocutore piuttosto che scegliere il “best of breed” per ogni particolare esigenza.
Certamente quello che emerge è che ancora il livello di maturità e attitudine ad usare i Social Media del Management italiano sia molto basso, sopratutto se confrontato con quello dei loro colleghi e pari grado d’oltre Alpe.
Mi ha colpito molto un’affermazione condivisa da molti: ” se guardiamo i case study pubblicati sulla Intranet inter gruppo, scopriamo che la tipologia di progetti sviluppati all’estero sia di tutt’altra natura rispetto a quelli italiani..”.
A mio modesto avviso è un problema di cultura, nel senso che in primis andrebbe creato l’ambiente adatto affinché il social venga capito dall’aziende, dopo di che si potrà passare alla fase due in cui le aziende sapranno relazionarsi con le agenzie in modo più profittevole. Per entrambi.
Difficile pensare che con un rapporto verso i social non sempre idilliaco e compreso da parte delle aziende – figlio di un rapporto altrettanto altalenante tra social e agenzie – si possa avere uno scenario in cui le aziende scelgano il best of breed per ogni singola esigenza.
Il best of breed caso per caso lo sceglie chi ha capito pienamente il mondo social e sa come muoversi.
Per ora mi accontenterei che l’azienda cercasse un’agenzia come advisor, ricevendo in cambio – e questo è fondamentale – oltre che servizi e consulenza anche cultura in materia. Solo sviluppando un sano approccio ad una cultura del social possiamo pensare che un domani i rapporti nel settore si instaurino tra partner più consapevoli, creando così sinergie e progetti decisamente più di interessanti.
Ciao Maurizio, sono d’accordo con te, anch’io “mi acconteterei” di un approccio da advisor, sarebbe già una grande conquista; il punto cruciale è decisamente quello che tu spieghi bene, un problema di cultura e se vogliamo di mentalità poco propensa ad esplorare e innovare
Se non sono troppo curioso: l’altro libro qual è?? 🙂