Quando si pensa a Facebook si pensa ad un luogo dove si va per conversare, incontrare amici, vedere cosa fanno, dove vanno, si va per guardare le foto, i video.. non siamo motivati da una intenzione di acquisto. Questo è quanto almeno affermano i detrattori del Facebook Commerce, ossia dell’opportunità di accelerare, spingere e stimolare l’acquisto, grazie a Facebook (non solo dentro ma anche fuori da Facebook).
Ora Facebook sta cercando di far capire e di dimostrare che in realtà le marche e le aziende non possono fare solo awareness e facilitare la connessione, l’avvicinamento tra Brand e proprio cliente, fan e appassionato ma che Facebook sta perfezionando, mettendo a punto soluzioni, strumenti e best practice per coprire le esigenze delle aziende in tutte le fasi del customer journey, ovunque la persona sia all’interno del ciclo di acquisto (sales Funnel).
Non solo Awareness quindi ma anche Consideration, Purchase, Loyalty, giusto per rimanere ad una modellizzazione classica del Funnel.
E’ questa una delle tesi e dei temi che saranno oggetto del dibattito e della tavola rotonda che si svolgerà al prossimo Facebook case history Forum, Edizione speciale del Social case history Forum (Ndr. che mi vede tra i co-organizzatori) il prossimo 16 aprile a Milano (e di cui parlo in un altro post).
Proprio sulla stessa lunghezza d’onda è un recente discorso di Brad Smallwood, (leggete il post pubblicato su Mashable) Head of measurement di Facebook Insights, che ad una conferenza tenuta qualche giorno fa all’Advertising Research Foundation, cita come le aziende che hanno saputo segmentare e targettizzare al meglio i propri Ads, usando al meglio, le possibilità della segmentazione e della micro-profilazione, utilizzando come criteri di segmentazione la probabilità (più o meno elevata ) di acquistare un prodotto di basso o elevato valore..
Dall’analisi si Smallwood condotta su 22 campagne pubblicitarie su Facebook risulta un incremento del 22% del ROI grazie all’adv. su Facebook.
In particolare se si riesce a differenziare e segmentare gli utenti Facebook in base alla loro propensione ad acquistare un determinato prodotto, una marca può giocare sulle 2 variabili classiche della pubblicità, la Reach (il bacino di ascolto, chi riesco a raggiungere) e la frequenza del messaggio pubblicitario.
Smallwood consiglia:
- maggiore frequenza per persone ad alta probabilità di conversione o per persone che hanno acquistato dai concorrenti
- minore o zero annunci naturalmente per persone con bassa probabilità di conversione
Lo stesso ragionamento si può applicare al valore del bene o del prodotto pubblicizzato.
Coniugare l’intenzione di acquisto, come può emergere dall’ascolto e dall’analisi delle conversazioni, in una probabilità di acquisto (conversione) diventa allora un modo per cogliere il meglio dei 2 mondi: quello degli utenti che amano conversare e parlare delle proprie esperienze di marche e prodotti e quello dei marketer e delle aziende che cercano di ottimizzare i propri investimenti pubblicitari. Anche (e sopratutto) su Facebook.
Ma come applicare concretamente questi princìpi? Leggete un mio prossimo post su Social lead management e marketing, che rientra nel concetto di Social CRM… per ora vi lascio con questa infografica di GetSatisfaction.
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