“Qual è l’importanza del targeting nel marketing digitale, al giorno d’oggi?” Questo era stato il titolo del tema (siamo in clima di esami), assegnatomi dagli amici della Roche Digital Academy, durante il mio ultimo giorno di sessioni presso di loro..
In effetti la domanda potrebbe essere anche riformulata in questo modo: “ha (ancora) senso parlare di targeting nell’era dei social media? Non è forse un concetto vetusto, superato che si basa su un concetto di marketing orientato alla caccia (target significa bersaglio), alla cattura, verso un soggetto /oggetto impersonale, non in grado di comunicare, conversare, influenzare le decisioni degli altri? Insomma se i mercati sono conversazioni e il nostro cliente è diventato un Social customer, in che modo si deve riconsiderare l’approccio di targeting tradizionale?
Spingendosi ancora un po’ più in là, non sono forse più adeguati, sopratutto per il digitale concetti di segmentazione e targeting basati sul Customer profiling, e sul concetto di Marketing Personas? E per quanto riguarda i Social in che misura posso parlare di target? Non dovrei forse piuttosto parlare di Audience (fatta di gruppi, community, basata su comunità di interessi o di grafi sociali) da ingaggiare piuttosto che Target da colpire?
Certamente anche nel marketing digitale pre-Social, il concetto di targeting si era già evoluto: dalla segmentazione statica e demografica si era passati ad un targeting basata sul valore del cliente (attuale e potenziale), fino al targeting basato su comportamenti, bisogni, preferenze e attitudini (psychographics).
Poi con l’avvento dei Social Media in Groundswell si introduce il modello Social Technographics Ladder, che enfatizza una segmentazione basata sul livello di propensione delle persone ad utilizzare le tecnologie Social.
Ecco la mia presentazione, scaricabile dal mio profilo Slideshare:
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