sto nel frattempo finendo di leggere Wikinomics il libro di Tapscott e che mi riprometto di recensire prossimamente su questi schermi; lunedì lo incontrerò per una breve intervista; paradossalmente il fatto di leggere il libro in italiano – grazie a Paola Rabezzana per avermelo regalato – non mi aiuterà troppo nella mia intervista in english..; il tema della collaborazione di massa è sicuramente molto interessante; uno dei primi studiosi e ricercatori sul tema del marketing e dell’economia basata sulla collaborazione, sul contributo attivo al processo di creazione del valore è stato Mohanbir Sawhney, Tribune Professor of Technology and Director, Center for Research in Technology and Innovation, Kellogg School of Management della Nortwestern University e coautore di un famoso saggio sull’Information Democracy nel 2000, scritto con P. Kotler. Il Collaborative marketing è stato anche uno dei miei primi argomenti che ho esposto in una delle mie lezioni al EMBA del MIP, già nel 2003; ecco la collaborazione di massa, i contenuti generati dagli utenti, le community ed il social networking rappresentano a mio avviso lo sviluppo naturale del collaborative marketing: da un marketing di relazione ad un marketing – e non solo- l’economia tutta, basata sulla collaborazione, spontanea, aperta, dal basso; quello che è cambiato rispetto a qualche anno fa è dunque la facilità con cui tutti possono non solo interagire, per scambiare ideee, pareri e opinioni ma anche prendere parte ai processi (dal concept di un nuovo prodotto, alle operations, fino alla rete di vendita e distribuzione). Leggendo il libro di Tapscott, in realtà ci si accorge come la realtà italiana sia ancora così distante; vedremo cosa ci porta il 2008..e voi cosa ne pensate?
Per chi volesse approfondire il collaborative marketing, potete sempre sfogliare questa mia presentazione su Slideshare:
In partenza per Berlino
Maritim Hotel, luogo dove si svolgerà l’European ICT FORUM organizzato da IDC e a cui sono stato invitato a partecipare; al convegno di cosa si parlerà? Anziché rimandarvi alla scaletta o all’agenda preferisco pubblicare la nuvola del convegno;
Ragazzi, sto per partire per Berlino! Devo ancora fare la valigia (chissà come mai si dice sempre “fare le valigie”, come se dovessero essere perlomeno due..) fare due stampe della cartina, – ubicazione del mio Ibis Hotel (quanto di più economico sono riuscito a trovare in poco tempo) rispetto al ben più prestigioso
mi trovo a studaire il web 2.0 per capire l’applicabilità di alcune innovazioni alla mia azienda che opera nel settore IT.
Più approfondisco, più sperimento (vedi creazione di un blog ttp://information-technology-in-blu.blogspot.com/), più scopro che quasi nessuno nel mondo dell’information technology sembra fare-capirci un gran chè.
Sembra che il 57% delle aziende senta il bisogno di capire qualcosa in più, ma in realtà la mia breve esperienza mi suggerisce che i player dell’IT non sentono nemmeno il bisogno di approfondire.
Eppure è già 2.0 time…per tutti i settori!!!
le domande sono due:
1)perchè il 2.0 sembra non essere una priorità per i manager dell’IT?
2)quanto tempo pensi ci vorrà per avere il 2.0 realmente nell’IT?
sono tecnologie emergenti e ancora, sopratutto in Italia, pressochè sconosciute se non dalle generazioni più giovani; secondo Andrew McAfee (leggi intervista sopra) è questione di tempO; le giovani generazioni, i digital natives stanno per arrivare ed entrare nel mondo del lavoro..
Alla prima domanda rispondo dicendo che il 2.0 è ancora visto troppo spesso come un giochino legato ad un fattore moda.. anche dai manager IT; peraltro nel mondo molte esperienze ed esperimenti di introduzione di tecnologie 2.0 sono portite dall’IT.