Bella gente questa sera e parterre di primo ordine all’aperitivo organizzato da Forrester Research in occasione del lancio dell’edizione italiana di Digital Disruption, il libro di James McQuivey, Senior Analyst di Forrester, pubblicato in italiano da Hoepli con il titolo “Innovazione digitale“.
Come hanno notato alcuni, la traduzione del titolo da Digital disruption a Innovazione Digitale non è delle più felici e non rende esattamente l’idea e il senso del libro.
I Digital disruptors, dice James durante la sua presentazione a cui purtroppo sono arrivato solo alla fine, sono coloro che creano le migliori esperienze di prodotto, stringono le relazioni più forti e lo fanno meglio, prima e in maniera più brillante (Better, Smarter, Stronger).
Cosa hanno quindi in comune 5 big player che hanno scardinato, in tempo diversi, le regole del gioco? I 5 big player sono:
- AMAZON
- MICROSOFT
- APPLE
Ebbene, hanno in comune 3 cose:
- Strumenti per connettersi ai consumatori
- Ambienti che favoriscono lo sviluppo di applicazioni
- risorse infrastrutturali
Quando si realizza davvero il paradigma della digital disruption?
Quando le aziende adottano la tecnologia fanno cose vecchie in modi nuovi (es Bancomat ha sostituito lo sportello bancario).
Quando invece le aziende internalizzano la tecnologia, allora fanno cose disruptive.
Durante l’aperitivo finale ho potuto rivedere i miei amici della Hoepli e avuto il piacere di incontrare nuove persone di Forrester e finalmente ho conosciuto di persona Lorenzo Baraldo, con cui ci scambiamo spesso consigli e commenti su novità, trend e letture digitali..
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