In base alle domande ed ai pareri espressi da alcuni partecipanti, ho riscontrato un grande interesse in generale per il mondo dei blog e della comunicazione in rete in generale; le domande più impellenti sono state:
- esistono reali case study di blog aziendali nel settore editoria?
- i blog aziendali sono adatti anche alle piccole o piccolissime case editrici?
- I blog vanno bene più per case editrici di nicchia, focalizzate su temi specifici e meno per grandi case editrici generaliste?
E quali potrebbero essere gli approcci vincenti per i due casi? - Chi dovrebbe bloggare all’interno della casa editrice?
In effetti i casi da me esposti casi di blog aziendali riguardano aziende del settore ad elevata innovazione o contenuti tecnologici (ICT, software, New Media,) come Sun, IBM, Microsoft, Google, e comunque grandi aziende, Corporation o multinazionali, anche se avevo aggiunto alcuni esempi di piccole e medie aziende italiane, comeLago (non so in realtà quanto sia piccola, lo dovrei chiedere al mio amico Nicola Zago che cura Design Conversations, il blog di Lago Spa, e che frequenta ogni tanto qursto blog).
Ecco questa sembra essere una delle perplessità, in parte fugata da una testimonianza di una piccola casa editrice la quale ha raccontato come attraverso un blog di un suo autore abbiano avuto un tale ritorno e successo in termini di visibilità e di vendite che da allora hanno cominciato a ripensare e considerare l’impatto dei blog e di internet e alla necessità di rivedere la propria strategia di marketing. Vi sono infatti piccole realtà che grazie all’impegno, la dedizione, lo spirito di ricerca e di innovazione hanno ottenuto grandi risultati in rete con budget limitati (anche se molto spesso ci dimentichiamo di contabilizzare le ore/uomo da parte del blogger).
Interessante anche il ragionamento su quale potrebbe essere la tipologia di blog più adatta per una casa editrice di settore (es. Scolastica) rispetto a quella maggiormente confacente ad una grande casa editrice.
Sembra invece che l’e-mail marketing sia una pratica consolidata, anche se poche case editrici in realtà utilizzano sistemi di email tracking per il calcolo del ROI associato a questo canale. Ed ora un paio di domande per voi:
Quali sono gli strumenti e le applicazioni più utili ed efficace da aggiungere alle leve e strumenti del marketing mix editoriale? In che modo potrebbe essere utilizzata Anobii da parte delle case editrici? Potrebbe essere interessante per catalizzare l’attenzione o favorire la creazione di una community di lettori interessati a parlare di un tema o libro di comune interesse?
Non so come interpretare il numero di iscritti al suo corso. Ho come il sospetto che le case editrici, in special modo quelle medio/piccole non sappiano realmente come interagire con la rete ed in special modo con le nuove opportunita’ date dal web 2.0. Probabilmente sono rimaste al sito “vetrina” non considerando che si tratta di uno strumento obsoleto. A questo proposito sto testando in questi giorni un progetto appena nato (Bookerang.it). In realta’ questo sito si rivolge principalmente alle librerie ma si tratta di un’idea innovativa di coinvolgimento di strutture tradizionalmente restie ad entrare “attivamente” in rete.
L’idea mi sembra buona e graficamente ben realizzata, in sostanza e’ una sorta di Anobii italiano con un tocco di inventiva in piu’. E’ un social network sulla lettura, vi si trovano recensioni, commenti e quant’altro. La novita’ sta’ nel fatto che c’e’ la possibilita’ per i librai di iscriversi e di accedere alle wishlist create dagli utenti, i clienti delle librerie iscritte (gratuitamente) potranno recarsi dal libraio, consultare la lista dei desideri dell’amico, parente iscritto ed esaudire il desiderio facendo l’acquisto. Credi che questa possa essere una risposta “parziale” alla tua domanda: “In che modo potrebbe essere utilizzata Anobii da parte delle case editrici?”
Ciao, Giorgio
Ciao Giorgio, ti ringrazio del tuo commento e dell’averci segnalato Bookerang a cui non mancherò di iscrivermi. L’idea della wish list disponibile dal libraio (un po’ come accade per la lista di nozze) mi sembra molto carina e interessante. Un modo per creare un rapporto di fiducia, di rafforzare un legame tra libraio, cliente e i suoi amici, a loro volta potenziali clienti, una volta recatisi in libreria, del libraio stesso..