Alcuni dati:
- i 2/3 degli utenti internet al mondo visitano i Social Network
- le cosidette Member Community – concetto più allargato che ingloba i Social Network, i forum, i blog e le community online – hanno superato le Email personali, diventando la 4° catetgoria dopo i motori di ricerca, i portali generalisti ed i siti di software per PC, con un active reach del 66,8 % (fonte Nielsen, Dic. 08) ed un incremento del 5,4%.
- in Italia un minuto su 7 passato online è passato su un sito di social network
- Facebook ha superato Myspace, (108 milioni contro 81) anche se MySpace, con una target audience più stabilizzata è+ quello che per ora ha portato a casa maggiori ricavi
L’evento è stato senza dubbio interessante, a dire il vero per quanto mi riguarda più per la prima parte che per la tavola rotonda; non si è infatti entrati realmente nel merito delle opportunità e dei relativi rischi associati a fare pubblicità sui Social Network. Sembra in definitiva che la pubblicità tabellare debba resistere ed attecchire anche su un terreno puramente social..
Le marche, le aziende, i prodotti che usiamo, che amiamo o che odiamo sono tra i principali argomenti di conversazione, e dato che le persone vanno meno ai circoli ricreativi o al bar e passano più tempo a casa, non è forse Facebook il nuovo Bar Sport 2.0, dove parlare di tutto dallo sport alla politica, e perché no delle nostre esperienze con le marche, se le aziende decidono di trasformarsi in persone e prender così parte alla conversazione. Questa chiosa finale è mia, non il frutto della tavola rotonda, ma penso che ci stia tutta.. che ne pensate?
Trovate qui sotto la registrazione audio della tavola rotonda; purtroppo lo scarso tempo a mia disposizione non mi permette di raccontarvi meglio e con maggiore accuratezza quanto detto e pensato.
Un pò di tempo fa mi sono ritrovata a fare riflettere sull’argomento. Il tema è che forse non si tratta più di creare il bisogno, di vendere, vendere, vendere quanto piuttosto di informare, far parlare di se.
In rete funziona lo story telling, lo story telling genera il passaparola. L’unico vero risultato auspicabile è che si crei il tam tam, che gli utenti si innamorino di un’idea e allora forse, qualcosa può succedere.
In rete la natura dell’advertising deve cambiare radicalmente, non si tratta di vendere ma di aiutare le persone ad essere felici.
PS: sarà un caso che su Facebook vince la nutella? 🙂
ciao patrizia, sono d’accordo con te per quanto riguarda l’atteggiamento..mi vengono in mente i vecchi affabulatori di una volta, venditori ambulanti di detersivi e pela-patate che dicevano..”non siam qui per vendere ma per regalare..” e ti incantavano con le loro storie fantasiose e le loro piroette roboanti,il loro modo di raccontare storie coinvolgendo il pubblico.. provi siora, venga lei.. le persone amano sentirsi raccontare delle storie, lo diceva anche Esopo, un po’ di tempo fa..
La differenza è che la rete smaschera i bluff
ergo: o hai davvero qualcosa da dire o da raccontare o ti bruci in un attimo.
Come dice Hugh: “The web has made kicking ass easier to achieve, and mediocrity harder to sustain. Mediocrity now howls in protest.”
ps:
amen
e così sia:)
Patrizia, perché non partecipi alle discussioni sul DigitalMarketingLab Group su LinkedIn.. trovi qui a fianco nella sidebar il link.