Premessa
Il titolo di questo post è la domanda che ho rivolto a Riccardo Esposito, al termine della presentazione del suo libro “Etnoblogging per tribù digitali di Flaccovio Editore”. Semplificando, Riccardo mi ha risposto: “Dipende: ci sono dei casi interessanti di Blogger che prima di cominciare a scrivere e creare contenuti sul proprio Blog si sono creati attorno a sè attenzione e consenso, partecipando attivamente alle discussioni su comunità di interessi, seguendo e interagendo con influencer, commentando e condividendo i post di blogger famosi, influenti e molto seguiti…”. Tutto questo ha un nome; si chiama Comment Marketing.
Ecco alcuni spunti emersi giovedì scorso alla presentazione del libro di Riccardo, con Alessio Beltrami nelle vesti di moderatore.
Contenuto e Community
Il tema è a mio avviso interessante, ed è applicabile a mio avviso ad altri contesti di business. Nasce prima il contenuto, l’autore, oppure la sua audience, il suo pubblico attivo che da semplice lettore passivo diventa membro attivo di una comunità di interesse attorno ad esso?
E’ possibile quindi promuovere e “vendere” il proprio futuro blog prima di aver scritto un solo post ma facendo un’attività di seeding e nurturing /coltivazione di una community esistente ?
Riccardo nel suo intervento si è soffermato a descrivere un capitolo del suo libro, dedicato al Comment Marketing, certamente una tecnica non così nuova ma che può essere facilmente esteso dai Blog ai Gruppi di discussione (Es. gruppi Facebook, LinkedIn, Google +), ai Forum e alle community di interessi.
Il primo tentativo, le Brand Communities
Per chi naviga da molto tempo forse si ricorderà molti anni fa l’esplosione delle cosidette Brand Community, il primo tentativo di cogliere e trasformare in realtà l’intuizione che per i tuoi clienti, i tuoi fan e advocate Il brand poteva creare un luogo dove potessero dialogare e avvicinare non solo con il Brand ma anche tra di loro. Una società come Communispace ha vissuto, in un’era pre-social, alcuni anni di grande gloria.
Ai tempi in cui lavoravo in Matrix e sovente incontravamo Brand che ci chiedevano: “Perché anziché fare o ridisegnare il solito sito web, non sviluppiamo una community online?”. Il punto chiave era capire se questa community esisteva già sotto forma per esempio di un Forum o di un gruppo di discussione, oppure se andava creata da zero, sotto l’egida del Brand. Se sei Nutella o Coca-Cola, o PlayStation, è facile dare una casa e un luogo deputato ai tuoi fan, se sei un brand immobiliare o un’Assicurazione è un po’ più difficile.
L’apice di questo trend si toccò con Second Life, dove la metafora del luogo, della casa per costruire la Brand community toccò la sua massima aberrazione e punto di non ritorno.
Crea la tua audience, sviluppa la tua community
Alcuni anni fa ho letto un libro molto interessante: Audience, marketing in the age of Subscribers, fans and followers, di Jeffrey K. Rohrs.
La tesi del libro è che ogni azienda per sopravvivere ha bisogno di costruire una propria audience, di creare dei legami, di coltivare una propria community, e queto a prescindere dalla qualità e tipologia dei propri prodotti e servizi.
Per Jeffrey, se un’azienda è riuscita a catalizzare l’attenzione e guadagnare la fiducia di un pubblico fedele e affezionato ti potresti permettere di vendere quasi qualunque cosa, di commettere qualche errore (vedi Apple), di cambiare o espandere il tuo business (vedi Virgin) ma non fallirai, anzi.
Nel libro Jeffrey spiega cosa significa creare una propria audience nell’era dei social media, come mixare owned, earned e paid media, come valutare le differenti tipologie di legami in termini di abbonati alla tua newsletter, fan della tua pagina Facebook o follower del tuo Profilo Twitter aziendale.
Un caso di successo
Se leggete Running Lean di Ash Maurya, uno dei miei autori preferiti sul tema della lean innovation, l’autore racconta come sia riuscito a creare interesse e a costruire la sua audience prima attraverso il blog e poi mediante una serie di Workshop dedicate al tema del suo prossimo libro, che in realtà non aveva ancora cominciato a scrivere.
Quando poi Ash ricevette una serie di rassicurazioni e prenotazioni di workshop e formazione a pagamento, in pratica aveva già “venduto il libro” non solo prima che fosse messo in commercio ma addirittura prima di averlo scritto.
Il segreto:
Buona Pasqua a tutti. Alla prossima.
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