Sto ragionando su alcuni servizi e applicazioni sia web sia mobile; è proprio vero che ormai la dimensione spazio-temporale riveste un ruolo sempre più rilevante nella progettazione di servizi ed interfacce…
Un tempo, nell'era dell1.0 l'idea base era: creo dei contenuti e servizi, li metto a disposizione su un website, utilizzo una serie di strumenti online SEO/SEM, Affiliazioni, DEM, Banner, Digital PR, etc. etc,) e offiline per acquisire visibilità, traffico, accessi…e poi speriamo di ottenere un buon tasso di conversione, fidelizzazione..e di trasformare tutto questo in un business, dal ritorno economico misurabile..
Poi nell'era del 2.0 sono arrivate le persone: le persone che possono creare contenuti, scrivere testi, girare video, commentare e votare qualunque cosa (incluse le persone stesse).. insomma le persone sono diventate dei (personal) media, in maniera più naturale, facile, spontanea di quanto abbiano fatto le aziende ed i brand..
Alcune di queste aziende hanno deciso di uscire dal guscio, di mettere la testa fuori dalla sabbia e comnciare ad ascoltare le conversazioni, a parlare, ad esporsi a partecipare, ad offrire servizi addirittura basati sul lavoro (entusiastico, professionale, qualificato e Gratuito) delle persone, dei loro fan (paladini, advocate..), alcuni grazie al loro personal brand, alla loro capacità di influenzare stanno decretando il successo o l'insuccesso delle aziende e dei brand, forse per la prima volta in difficoltà, ancora timorose, impreparate e non geneticamente o storicamente portate o abituate ad essere reali, trasparenti, autentiche.. come se dietro i loghi, le facciate di vetro ed i portoni sfavillanti non ci fossero delle persone, con tanto di idee, visioni, valore e immaginazione (aldilà di quelli scritti nelle loro pagine web 1.0 o appese sui muri delle grandi aziende..).
In tutto questa rivoluzione, sono passati sotto la sguardo dei più tra noi parole come:
– Profilazione: contenuti differenti a persone differenti; era l'anno 2000 quando si parlava di MyArea. MySite e ancora vedo comparire "MyCommunity" in qualche sito di aziende a metà del guado combattute tra il vecchio ed il nuovo mondo..
– Experience: così come il marketing parla di esperienze, anche il Web diventa esperienziale; e le esperienze migliori le persone le fanno quando parlano, condividono, commentano. si comportano insomma online come fanno nella loro vita offline, che rimane per molti di noi una parte importante della nostra vita.. una vita sociale, per l'appunto..e quindi questa experience diventa sociale, un'esperienza frutto del continuo scambio ed interazione.. vi ricordate quando molti anni fa si parlava
dell'internatua solitario, un po' sfigato che navigava in modalità narrow-minded, focalizzato ad un unico obiettivo?
–Contesto: come non tener conto del contesto nell'era del Mobile Web? Laddove la mia esperienza può essere condizionata da dove sono (e quindi cosa posso fare qui attorno a dove mi trovo ora) ma anche da chi c'è vicino a me (amici, partner, clienti, affini..) non solo cosa posso fare qui.. qundi il contesto in mobilità può significare anche Mobile Community..
E il Contesto può essere anche non solo Qui ed ora (hic et nunc) ma anche dilazionato nel tempo (il prossimo evento che parteciperò a Parigi, le persone che ho conosciuto all'ultima Fiera a cui ho partecipato..). Correlare persone, bisogni, servizi, nel tempo e nello spazio, forse questo è un modo banale per definire cosa ci aspetta di progettare, pensare e realizzare, non necessariamente in questo ordine (Cfr. il motto prima Pubblica e poi filtra di Clay Shirky).
Scusatemi, oggi ero in vena di sproloqui..
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