E’ con grande piacere che ospito questo post, scritto da Alberto, freelance della start-up berlinese Twago.
Chi ancora avesse dei dubbi sul valore immediatamente economico del digitale dovrebbe venire a Berlino. Chi avesse ancora difficoltà nel riconoscere l’importanza del lavoro freelance dovrebbe venire a Berlino.
E sempre a Berlino dovrebbe venire a dare un’occhiata chi in Italia non ha ancora riconosciuto lepotenzialità degli investimenti sulle start-up dell’hi-tech.
Sulle rive della Sprea e sulle macerie del muro, partendo dall’atmosfera alternativa di un tempo e passando per le strade cosmopolite di oggi, si moltiplicano le realtà produttive che creano valore sul e con il web.
Investitori tedeschi e internazionali scommettono su un mercato che sembra il solo capace di riconoscere concretamente la preparazione e le capacità di tanti giovani esperti IT nei campi del web-marketing, del copywriting, della programmazione, del web-design, delle traduzioni online, del seo, del sem.
Berlino è oggi la “ prima meta per le start-up“ ed ha relegato al secondo posto Londra (cit.Techcrunch) diventando la vera “la Mecca delle start-up” (cit. Der Spiegel).
E questo non sarebbe possibile, ovviamente, senza lo specifico tessuto sociale in cui si intrecciano la rete digitale e quella di conoscenze e collaborazioni reali. Non sarebbe possibile senza quell’incontro tra formalità e informalità che solo la rete ha saputo rendere possibile. Che solo la rete ha saputo rendere produttivo. Che solo a Berlino, dove si parla un inglese universale in ogni angolo, poteva raggiungere un’intensità così alta.
Aziende e freelance dell’IT collaborano così con modalità innovative che cercano di aprire nuove prospettive globali. In tempi di crisi economica dei tradizionali assetti produttivi, del resto, i salti in avanti, le mutazioni, le trasformazioni sono assolutamente necessarie per non restare immobili sotto il peso delle difficoltà. Una passeggiata a Berlino suggerisce che tutte queste evoluzioni si muovono sul web.
Non solo, una passeggiata a Berlino chiarisce che i movimenti sul web non sono prigionieri della virtualità, ma hanno un rapporto di compenetrazione con l’economia materiale. Unapasseggiata a Berlino chiarisce che il web arricchisce e sostiene l’economia classicamente intesa. Anzi, ne è la naturale evoluzione.
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